Una riflessione di Delia Locci, psicologa e ecotuner in formazione, che studiando per il concorso docenti 2020 ha visto che si parla tanto di ‘competenza tecnologica’, ma per niente di ‘competenza ecologica’, così, mentre si esercitava sui temi della prova scritta, ne ha creato uno Eco, sulla base dei webinar di Ecopsiché – Scuola di Ecopsicologia e di alcuni articoli recenti sul tema.
Oggi più che mai la nostra sfida evolutiva è quella riconnetterci alla natura, alle nostre radici e risintonizzarci sulla nostra identità profonda dimenticata, quella che il sociologo Edgard Morin definisce “identità terrestre”.
Nel suo libro ‘In the Voice of the Earth’, Theodor Roszak, oltre a delineare le basi dell’ecopsicologia, esprime, in maniera chiara, che la salute fisica e psichica è legata alla capacità di acquisire la piena consapevolezza che ‘noi siamo natura’.
Che ruolo può avere la Scuola nello sviluppo di questo apprendimento?
Anna Oliverio Ferraris, psicoterapeuta e docente di psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma, in un’intervista a Pianeta 2020 del Corriere della Sera esprime l’urgenza di sviluppare una nuova cultura ecologica a scuola, non limitata ad interventi sporadici e circoscritti, quanto piuttosto, ad una vera e propria innovazione in ambito didattico.
Tra le competenze chiave per una cittadinanza attiva e lo sviluppo personale, le Raccomandazioni UE 2018 parlano di ‘competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturale’; se ne potrebbe aggiungere un’ulteriore: la competenza ecologica, ovvero, la consapevolezza di essere parte di un ecosistema, per cui, se alcuni aspetti dell’ecosistema vengono aggrediti, distrutti o alterati, anche tutti gli altri aspetti vengono inevitabilmente coinvolti.
Anna Oliverio Ferraris esprime la necessità di integrare, anche a livello scolastico, quanto appreso dall’esperienza della pandemia sulla necessità di tutelare gli equilibri ecosistemici e lancia la proposta di riaprire le scuole a settembre rigorosamente all’aperto, dando loro un’impronta verde, secondo l’esempio della scuola di Montmeryan in Francia, dove i bambini hanno iniziato a fare lezione nel bosco subito dopo l’emergenza coronavirus.
La Ferraris ipotizza una ‘didattica verde’ che comprenda delle attività nella natura tali da sviluppare, nelle nuove generazioni, il rispetto delle risorse naturali, e favorire così la creazione di una consapevolezza ecologica nuova, interiorizzando il paradigma ‘io sono Natura’.
Si amplia così il concetto di ambiente di apprendimento dove la lezione si svolge in ‘un’aula differente’, come già accade in alcuni paesi europei e in alcune città italiane.
Se da un lato, l’ambiente naturale offre molti stimoli, consentendo ai bambini movimenti e giochi non sempre possibili negli interni, che permettono loro di sviluppare l’autonomia, l’intraprendenza e la socialità, dall’altro in questa fase in cui c’è bisogno del distanziamento sociale, i comuni possono mettere a disposizione degli spazi esterni (giardini, parchi, ecc.).
La Ferraris fa presente che, a seguito della didattica a distanza, i bambini finiscono per trascorrere troppe ore sullo schermo, rischiando di perdersi in attività inutili e inconcludenti e abituandosi ad una vita sedentaria inadatta per la loro età. I bambini devono continuare a vivere negli spazi reali, non solo in quelli virtuali.
L’esperienza della pandemia potrebbe così portarci verso un cambio di rotta fondamentale come la diffusione delle scuole “en plein air”, che favorirebbero lo sviluppo di una nuova coscienza ecologica di cui c’è profondamente bisogno.
In quest’ottica è importante citare l’Ecopsicologia, una disciplina nuova che nasce proprio dall’incontro di psicologia ed ecologia, in un’ottica transdisciplinare di riconnessione dei saperi dell’una e dell’altra disciplina che si coniugano generando una nuova disciplina, trasversale o, ancora meglio, che “unisce” il mondo umanistico e quello delle scienze. L’Ecopsicologia esprime l’importanza, non solo di sapere, saper fare e saper essere, ma anche di saper divenire, ossia la capacità di percepirsi come esseri dinamici in continua trasformazione ed evoluzione. Si tratta, in sostanza, di esplorare chi siamo e chi possiamo diventare in relazione all’ambiente circostante.
L’Ecopsicologia e la psicologia ambientale hanno, inoltre, messo in evidenza in maniera chiara la correlazione diretta tra la disconnessione dalla natura e la disconnessione da se stessi, con lo sviluppo di problematiche psicologiche oggi molto diffuse tra adulti, adolescenti ma anche tra i bambini, quali stress, ansia, depressione, senso di vuoto esistenziale e alienazione, sviluppo di atteggiamenti competitivi e bullismo.
La chiave proposta dall’Ecopsicologia è la riconnessione con se stessi, con l’altro e con la natura, attraverso il passaggio da una visione antropocentrica/piramidale (dove in cima c’è l’essere umano) a una visione circolare/ecocentrica, dove ogni singolo elemento ha il suo ruolo all’interno dell’ecosistema (Marcella Danon, docente della Scuola di Ecopsicologia in Italia e membro della International Ecopsychology Society).
In quest’ottica la Scuola ha una funzione basilare, e, attraverso l’outdoor learning, che si sta sempre più sviluppando, viene rivoluzionato il modo tradizionale di concepire la didattica e il rapporto tra bambini e ambiente naturale.
Alcuni esempi in Italia sono, senza dubbio, la scuola all’aperto ‘Fortuzzi’ a Bologna, la cui esperienza è diventata pioneristica a livello nazionale, e propone otto ore al giorno tutti i giorni all’aria aperta.
Un’altra esperienza degna di nota, a Milano, è Dadà, un nido aperto ai bambini di età compresa da 0 ai 6 anni, sviluppato su una superficie di 700mq che riproduce il bosco vero, con tanto di cascate, fiori, piante e orto dove i bimbi coltivano piccoli ortaggi e frutti che poi consumano durante i pasti.
Anche all’istituto comprensivo ‘Rinnovata Pizzigoni’ (Milano) l’aula è diventata un non-luogo destinato a cambiare ubicazione ogni giorno, grazie agli accordi stretti con le aziende agricole del territorio, che permettono a bambini ed insegnanti di sperimentare percorsi educativi concreti, sviluppando competenze effettive nelle diverse discipline.
Delia Locci
Delia si presenta:
“Mi chiamo Delia, ho 42 anni e vivo ad Alghero in Sardegna. Da sempre ho sentito una connessione speciale con la Natura ed un forte interesse verso la conoscenza dell’anima e di tematiche spirituali, che mi hanno spinto a laurearmi in psicologia (indirizzo sviluppo ed educazione) e successivamente a specializzarmi in psicoterapia ad indirizzo bioenergetico. Attraverso il training di psicoterapia sono entrata in maggiore confidenza con le sensazioni corporee ed ho potuto approfondire la conoscenza personale. Tra il 2004 e il 2005 ho vissuto per circa 8 mesi in Canada a Vancouver, dove ho sperimentato un contatto ancora più intenso con la Natura selvaggia ed i suoi animali. Successivamente ho svolto uno stage di due mesi in Australia a Sydney, in un istituto per famiglie con bambini disagiati. Proprio in quella terra meravigliosa, che profondamente ringrazio, ho potuto approfondire il legame animico con gli animali e conoscere i rituali di alcune tribù locali (Aborigeni), che, attraverso musica, canti e danze, rinnovavano l’appartenenza a Madre Terra e la sacralità di ogni aspetto circostante, secondo il loro modello geografico totemico. In Australia ho avuto l’occasione di conoscere un gruppo spirituale, secondo cui ‘God is Nature’ (la Natura è Dio). E ora, dopo aver incontrato l’ecopsicologia attraverso il sito della scuola, e averne approfondito alcuni aspetti in seguito al Congresso Internazionale alla Sierra de Gredos, sono pronta ad aprirmi a questa nuova esperienza con gioia ed entusiasmo. Attualmente lavoro qui nell’isola in vari progetti di supporto psicologico e reinserimento sociale.”
delialocci@hotmail.com
Foto in alto: bigwhitehobbit on VisualHunt.com